Imputati, incandidabili e cavalli di ritorno: il voto in Sicilia
IL “PATTO DELL’ARANCINO” siglato dal centrodestra, porta in trionfo Salvo Pogliese a Catania. La corazzata composta da nove liste ottiene il 52 per cento dei consensi, con il sostengo di Raffaele Lombardo, Totò Cardinale e Giuseppe Castiglione. A farne le spese, il primo cittadino uscente democratico Enzo Bianco. Ma la fascia tricolore potrebbe avere una breve durata, su Pogliese pende l’imputazione per peculato nel processo che si celebra a Palermo, che in caso di condanna potrebbe provocarne la sospensione dai pubblici uffici fino a 18 mesi.
Dall’altra parte della Sicilia sorride il centrosinistra, dove Giacomo Tranchida vince a Trapani con l’appoggio degli uomini del governatore regionale Nello Musumeci. Ex comunisti e missini a braccetto insieme nelle sette liste che conquistano il 70 per cento dei consensi, lasciando poche briciole agli avversari.
E poi ci sono i ballottaggi. Bisognerà attendere due settimane per sapere chi guiderà la città di Siracusa. All’avvocato Ezechia Paolo Reale, ex assessore del governo Crocetta, non sono bastate le otto liste del centrodestra per ottenere la vittoria al primo turno. A contendergli la carica a Palazzo Vermexio è Francesco Italia, appoggiato dai renziani che fanno capo all’ex sindaco Giancarlo Garozzo, mentre resta escluso lo zoccolo duro del Pd. Sullo sfondo però, c’è il nodo degli “incandidabili” che sarebbero presenti in alcune liste del centrodestra, finiti sotto la lente di Prefettura e Procura di Siracusa. Lungo la costa dello Stretto, il sindaco uscente di Messina Renato Accorinti si ferma al quarto posto. Dovrà osservare da spettatore lo scontro tra i due uomini del centrodestra: Placido Bramanti e l’ex deputato regionale Cateno De Luca, che l’anno scorso fu arrestato e poi rilasciato subito dopo l’elezione a deputato regionale.
Fini qui chi c’è, poi c’è anche qualcosa che manca: dove sono finiti gli elettori siciliani dei 5 Stelle? Se lo staranno chiedendo gli attivisti dei capo luoghi di Catania, Messina, Trapani e Siracusa che non hanno ottenuto gli straripanti risultati delle passate elezioni regionali e politiche, finendo fuori dai ballottaggi. Bicchiere mezzo vuoto a Ragusa, amministrata fino a poco tempo fa dal pentastellato Federico Piccitto. Il grillino Antonio Tringali sarà costretto al ballottaggio contro l’ex cestista Giuseppe Cassì del centrodestra. Stefano Alì ad Acireale invece, porta al secondo turno Michele Di Re di Fratelli d’Italia. Sorrisi per il movimento a Pantelleria, dove Vincenzo Vittorio Campo è il neo sindaco.
A volte ritornano. Festeggiamenti da stadio anche a Priolo Gargallo (Siracusa), con cori fino a tarda notte per Giuseppe ‘Pippo’ Gianni, che dopo 34 anni torna alla guida della sua città, amministrata dal 1984 al 1991. Copione simile a Capaci (Palermo), dove trionfa Pietro Puccio con il Pd, già sindaco nel biennio 1994-96. Hanno atteso 16 anni invece a Taormina (Messina), per rivedere Mario Bolognari. Docente universitario, con un passato alla Camera nel Pci, ha già guidato la città messinese dal 1993 al 2002. Premiato anche il ritorno di Bruno Mancuso del centrodestra, eletto a Sant’Agata di Militello (Messina) dove aveva ricoperto la carica per due mandati a partire dal 2004.
** Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano (pag. 9), martedì 12 giugno 2018 **
** Credits foto: scatto di LaPresse pubblicata nell’edizione cartacea de Il Fatto Quotidiano **
Saul Caia
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
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