Caso Mered. Il rifugiato e il trafficante

L’inchiesta sul giovane eritreo Medhanie Tesfamariam Berhe, arrestato in Khartoum (Sudan) nel maggio scorso e detenuto al carcere Pagliarelli di Palermo con l’accusa di essere il trafficante ‘generale’ Medhanie Yehdego Mered.

A caccia di trafficanti, inchiesta pubblicata sul mensile siciliano S n. 96 (puoi leggerla in basso alla pagina), analizza il profilo social di Mered e dei suoi familiari, controllando commenti, link e foto postate per capire eventuali contatti e spostamenti del “generale”. Il 21 agosto, il vero Mered pubblica uno scatto dal centro commerciale di Dubai, mentre il suo connazionale si trovava in carcere a Palermo. All’interno della pubblicazione di S, anche la conversazione telefonica integrale che abbiamo realizzato con il fratello di “generale”, Merhawi Yehdego Mered, che scagiona il giovane Berhe.

Mered? In Libia è un re, articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano si basa  sulla testimonianza dell’eritreo Seifu Haile, condannato a 10 anni e 8 mesi, e oggi collaboratore di giustizia della Procura di Roma. L’uomo nella deposizione rilasciata ai magistrati nel maggio 2015, tratteggia il profilo criminale del vero Mered, la sua organizzazione, e il suo metodo di lavoro. Racconta la vita del trafficante in Libia, e l’elenco di tutti i migranti partiti con le sue imbarcazioni verso Italia, al quale viene dato una lettera e un numero di riconoscimento, affinché paghino la loro quota di viaggio.

Quello in prigione non è mio fratello scafista, l’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano mostra in anteprima la conversazione telefonica avuta, insieme a un nostro collaboratore eritreo, con Merhawi Yehdego Mered, ritenuto dalle autorità italiane il fratello del trafficante ‘Mered’ e attualmente residente in Olanda. L’uomo oltre a difendere in ogni occasione suo fratello Medhane, scagiona anche il connazionale Berhe detenuto al Pagliarelli: “Dio lo possa aiutare, poverino, io non l’ho arrestato, quindi cosa posso farci”.

Tutti sanno che non è un trafficante“, articolo pubblicato sull’edizione cartacea de Il Fatto Quotidiano spiega il lavoro dei cronisti britannici del The Guardian, venuti in possesso delle conversazioni private, intrattenute su facebook, dal trafficante Mered con un amico. In concomitanza con l’udienza Glauco al Tribunale di Palermo, si è potuto leggere il punto di vista del ‘generale’, già a conoscenza della vicenda italiana vissuta dal connazionale Berhe, per la quale lo stesso Mered prova compassione. Spero sia rilasciato – scrive il trafficante allamico perché lui non ha fatto nulla. Non possono fargli nulla.