Mediterranea salva 49 persone. Salvini “chiude” le acque
Liberté, Liberté” gridano i migranti a bordo della Mare Jonio, la nave della ong Mediterranea Saving Humans, mentre fa il suo ingresso al porto di Lampedusa, scortata dalle motovedette della Guardia di Finanza. L’imbarcazione battente bandiera italiana ha terminato il suo viaggio sotto sequestro, disposto dalle Fiamme Gialle (ma non dalla Procura di Agrigento), dopo aver soccorso 49 migranti, di cui 12 sarebbero minori, a circa 42 miglia nord delle coste libiche. I naufraghi erano stati segnatati dall’aeromobile Moonbird, della ong tedesca Sea Watch, che aveva comunicato di aver avvistato in ma- re un gommone in avaria.
L’EQUIPAGGIO della Mediterranea era quindi intervenuto inviando due mezzi veloci per raggiungere i migranti e trasportarli in nave, anticipando il possibile intervento delle autorità libiche, che erano sopraggiunti poco più tardi. In seguito, a causa del maltempo, la nave aveva ricevuto l’autorizzazione dalla Capitaneria di porto per avvicinarsi a Lampedusa. La richiesta avanzata dall’equipaggio della Mediterranea di un possibile “porto sicuro” dove poter approdare, aveva ricevuto risposte negative dalle autorità italiane. Nella mattinata la situazione inizia a movimentarsi. Il capo missione Luca Casarini, attivista veneto ex leader del movimento no global, comunica che un giovane migrante affetto da polmonite e necessita di cure mediche specifiche. Il 24enne, originario del Gambia, viene fatto scendere dalla nave e trasportato alla Guardia medica di Lampedusa, dov’è sottoposto a diversi accertamenti. “Non ha particolari problemi – spiega Pietro Bartolo, direttore del poliambulatorio – è solo molto spaventato e sembrerebbe non avere patologie”.
In seguito la Mare Jonio si è spostata per ripararsi dal maltempo, una manovra non condivisa con le autorità italiane, che avrebbe aperto un acceso diverbio via radio tra il comandante della nave e la Guardia di finanza. Le fiamme gialle, basandosi sulla direttiva emanata dal Viminale “per il coordinamento unificato dell’attività di sorveglianza delle frontiere marittime e per il contrasto all’immigrazione illegale”, intimano di spegnere i motori e restare a largo, vietando l’ingresso nelle acque italiane. “Abbiamo persone che non stanno bene – replica il comandante Pietro Marrone –, devo portarle al sicuro e ci sono due metri di onda. Io non spengo nessun motore”. Poco più tardi, la Mediterranea è circondata da tre motovedette delle Fiamme gialle, poi salite a bordo per un’ispezione.
“L’ispezione si è conclusa con un verbale in cui è scritto che non c’è nulla da segnalare se non che le persone a bordo sono provate”, commenta Alessandra Sciurba portavoce di Mediterranea. Al tavolo permanente del Viminale fanno spiegano che la ong avrebbe disobbedito due volte all’ordine delle fiamme gialle, si sarebbe trovata a una distanza minore alle coste libiche e tunisine rispetto all’Italia, e che non avrebbe avvisato Malta.
SULLA VICENDA interviene il Ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Nessun pericolo di affondamento né rischio di vita per le persone a bordo, nessun mare in tempesta. Ignorate le indicazioni della Guardia Costiera libica, scelta di navigare verso l’Italia e non Libia o Tunisia, mettendo a rischio la vita di chi c’è a bordo. Se un cittadino forza un posto di blocco stradale di Polizia o Carabinieri, viene arrestato. Conto che questo accada. Era una provocazione preparata da giorni”. Alle parole del ministro fa eco il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem, che spiega di aver scoperto di “una ong non aveva preso contatto” con la Guardia costiera libica, che l’imbarcazione dei naufraghi “era senza motore” ma “intatta”, puntualizzando che la Mare Jonio è arrivata prima del loro intervento e avevano “già avviato l’operazione di salvataggio”. Sulla sponda di Lampedusa invece, arriva il sostegno dei cittadini locali e del parroco Don Mimmo Zambito, che sugli scogli, poco distanti dalla nave, espongono uno striscione “Aprite i porti”, com’era già successo a Siracusa con la Sea Watch.
LA MARE JONIO resta alla fonda per altre ore, finché il procuratore Luigi Patronaggio non ha disposto lo sbarco dei migranti e il sequestro probatorio della nave. L’intero equi- paggio sarà interrogatori dagli inquirenti per ricostruire la dinamiche della vicenda.
** Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano, pagina 2 e 3, mercoledì 20 marzo 2019 **
** Realizzato insieme a Antonio Massari **
** Credits photo: Ansa, pubblicata nel quotidiano cartaceo **
Saul Caia
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
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