Amara: “Così io e Verdini volevamo aiutare Descalzi”

La possibile “caduta” di Claudio Descalzi, coinvolto nell’inchiesta di Milano Opl-Nigeria, dai vertici aziendali dell’Eni, aveva spinto l’avvocato Piero Amara ad interessarsi in prima persona coinvolgendo Denis Verdini e indirettamente l’ex sottosegretario Luca Lotti. Lo racconta lo stesso ex legale Eni nell’udienza di martedì a Messina del processo “Sistema Siracusa” che vede imputati l’ex senatore di Ala per finanziamento illecito ai partiti e Giuseppe Mineo, ex magistrato del Consiglio di giustizia amministrativa siciliano, per corruzione in atti giudiziari.

LE DICHIARAZIONI rese da Amara, che ha patteggiato nella Capitale una condanna a 3 anni di reclusione per corruzione e a rischio di un’altra richiesta di rinvio a giudizio a Messina, hanno permesso alle Procure siciliana e capitolina di aprire nuovi filoni d’indagine, anche sul Consiglio di Stato. “Per tutti i temi che per me potevano avere rilevanza parlavo con Denis (Verdini, ndr) – spiega l’avvocato -, c’era un periodo che il responsabile delle relazioni esterne dell’Eni, tale Claudio Granata (non indagato ndr), una persona molto influente, aveva l’esigenza di conoscere qualcuno, perché c’era il rischio che Descalzi potesse cadere”. Per questo motivo sarebbe stato organizzato un incontro, al quale avrebbero partecipato anche l’ex leader di Ala, “il responsabile delle relazioni esterne di Eni” e “una persona molto importante”, di cui però non fa il nome in aula. Il trait d’union tra Verdini-Amara è Francesco Saverio Romano, già ministro delle Politiche agricole del governo Berlusconi. A Verdini il testimone ha detto di aver erogato “in modo continuativo somme di denaro”, “circa 260-300 mila euro”, di cui “200 mila euro in contanti”. Per Amara, Verdini diviene il passe-partout per dialogare anche con i vertici del Giglio magico di Matteo Renzi. “All’epoca Ala aveva un ruolo importante perché costituiva l’ago della bilancia nei rapporti con Forza Italia e con il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il sottosegretario Lotti.” A questo proposito si inserirebbe l’operazione Teletouch. “È una società costituita con Andrea Bacci, un imprenditore e finanziatore della corrente Renzi-Lotti. All’epoca questa società aveva sviluppato una tecnologia che poteva essere implementata con Telecom”.

Ma l’avvocato aveva intravisto altre possibilità. “C’era l’esigenza di rafforzare la posizione di Marco Capuano all’interno di Telecom da possibili ingerenze – aggiunge Amara –, in più c’era Telecom Sparkle, una società che si occupava delle linee che collegano il traffico telefonico di Telecom. Era un’operazione importantissima per i vertici del Governo”. In un’aula gremita, l’avvocato ha parlato anche dei contenziosi al Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia che riguardavano Open Land e la Am Group, aziende a lui vicine, di cui si occupava il giudice Giuseppe Mineo, imputato per corruzione in atti giudiziari. Amara avrebbe cercato di agganciarlo tramite l’ex governatore della Sicilia Giuseppe Drago. In seguito avrebbe proposto “Mineo come componente laico di nomina politica al Consiglio di Stato”.

PER OTTENERE la nomina chiese l’intervento di Verdini: “Mi disse che aveva parlato con Lotti, in seguito però mi venne detto che Mineo aveva problemi disciplinari e per questo la nomina non andò in porto”. Il giudice del contenzioso cambia, ma Amara non si perse d’animo. “Il presidente era Claudio Zucchelli (non indagato, ndr), parlando con Verdini appresi che Zucchelli aveva avuto un incarico tecnico quando era al governo con il centrodestra e aveva buoni rapporti con Gianni Letta, quindi gli raccomandai entrambe le pratiche (Open Land e AM Group, ndr). Lui mi fece vedere gli sms che avrebbe inviato all’onorevole Letta per incontrare il presidente Zucchelli in relazione a queste vicende”. Nonostante questo Amara continua ha nutrire un sospetto: “Ho avuto la sensazione che Verdini millantasse”.

** Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano, pagina 15, giovedì 21 marzo 2019 **

** Realizzato insieme a Andrea Ossino **

** Credits photo: Avvocato Piero Amara, facebook profile **

Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento.
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento. Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *