“Ciancio è socio di mafiosi”. Sequestrati anche i giornali

Centocinquanta milioni di euro circa sequestrati dal Tribunale di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti dell’imprenditore ed editore Mario Ciancio Sanfilippo (che ieri con il figlio Domenico si è dimesso dal quotidiano “La Sicilia”). Un provvedimento che riguarda un’intera galassia finanziaria che comprende 31 società, le quote di partecipazione di altre sette ditte, conti correnti, polizze assicurative e beni immobili.

L’INCHIESTA patrimoniale sui beni di Ciancio, condotta dai magistrati Antonino Fanara e Agata Santonocito, ha portato alla scoperta di un “tesoretto da 52 milioni” detenuto in conti svizzeri e collegato ad alcune fiduciarie nel Liechtenstein. Nel 2015 il sequestro di 17 milioni di euro, poi confiscato con condanna in primo grado. La Procura ha quindi affidato alla Pwc, una delle società internazionali che si occupano di revisione di bilanci, un ulteriore studio sull’evoluzione patrimoniale del gruppo Ciancio.

L’analisi comprende il periodo tra il 1976 e il 2013, con l’estensione del 2014 e 2015, in cui la Pwc ha spulciato 1500 bilanci, oltre 1000 visure societarie e migliaia di documenti, per visionare i flussi che si riflettono nel patrimonio personale di Ciancio e dei suoi familiari. L’editore Ciancio, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, avrebbe “mantenuto rapporti con Cosa Nostra catanese in modo sistematico” a partire “dagli anni 70 a oggi”, e secondo l’accusa “continua oggi a operare come imprenditore mantenendo rapporti con importanti esponenti di Cosa Nostra catenese e palermitana, con i quali è socio”. Nel provvedimento sono finiti il quotidiano La Sicilia, le quote di maggioranza della Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, e le emittenti televisive regionali Antenna Sicilia e Telecolor

Per la Dda la “linea editoriale del quotidiano La Sicilia” sarebbe stata “piegata” alla volontà di Ciancio, che avrebbe scelto “sempre persone di sua fiducia”, “allontanando i giornalisti non graditi”, e avrebbe imposto “alcuni servizi” e “partecipato alle interviste ai politici importanti”.

RITENEVO di avere dimostrato, attraverso i miei tecnici e i miei avvocati, che non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con ambienti mafiosi e che il mio patrimonio è frutto soltanto del lavoro di chi mi ha preceduto e di chi ha collaborato con me”, ha dichiarato Ciancio tramite un comunicato apparso sul sito web de La Sicilia. L’editore si è detto convinto che la vicenda si concluderà con il riconoscimento della sua “estraneità ai fatti”.

La Federazione nazionale della Stampa italiana, l’Associazione Siciliana della Stampa, l’Associazione della Stampa di Puglia e l’Associazione della Stampa di Basilicata, in rappresentanza dei giornalisti, hanno espresso la loro “preoccupazione per il sequestro” e auspicano che si possa aprire presto un dialogo con gli amministratori giudiziari. Nella tarda serata di ieri, ci sono state le assemblee di redazione nella sede di Catania de La Sicilia e a Bari per La Gazzetta del Mezzogiorno. Negli ultimi anni c’è stato un vistoso ridimensionamento delle redazioni di Siracusa e Ragusa, e in quasi tutte le sedi i cronisti hanno affrontato mesi di solidarietà tributaria, mentre si segnalano ritardi nei pagamenti per i collaboratori esterni, che in alcuni casi arrivano fino a 16 mesi.

In fibrillazione anche i giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno che ieri hanno espresso “preoccupazione per gli avvenimenti” che vedono coinvolto il loro editore. Ribadendo “pieno rispetto e fiducia nell’operato della magistratura” si augurano che le “necessarie procedure giudiziarie non compromettano l’esistenza della Testata” e non “penalizzino i lavoratori della Edisud Spa già da anni alle prese con tagli occupazionali e cassa integrazione”. “La Gazzetta del Mezzogiorno – concludono – ha sempre assicurato la corretta e libera informazione nell’interesse delle comunità di Puglia e Basilicata”.

Articolo firmato insieme al collega Antonio Massari.

** Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano, pag. 12, martedì 25 settembre 2018 **

** Credits photo: Mario Ciancio Sanfilippo Ansa **

Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento.
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
Saul Caia

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Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento. Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.

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