Caso Mered, l’eritreo sbagliato è ancora in galera dopo 500 giorni

“Non è il mio nome. Non è il mio cognome. E’ tutto molto strano”. Sono le prime e uniche parole pronunciate dal detenuto eritreo, un anno e mezzo dopo il suo arresto, nel corso dell’udienza di martedì mattina alla seconda Sezione della Corte d’assise di Palermo. L’uomo è stato estradato nel maggio 2016 dal Sudan, con l’accusa di essere un trafficante di esseri umani. Ma sul- la sua identità restano ancor forti dubbi.

LA PROCURA crede si tratti di Medhanie Yedhego Mered, 35enne chiamato il Generale, tra gli organizzatori del “viaggio” naufragato il 3 ottobre 2013 a largo di Lampedusa, in cui persero la vita 368 migranti. L’avvocato Michele Calantropo sostiene invece che ci sia stato uno scambio di persona, il suo cliente è Medhanie Tesfamarian Behre, 27enne falegname oggi detenuto al Pagliarelli. Dopo un primo anno al Tribunale di Palermo, lo scorso luglio i giudici hanno dichiarato la propria “incompetenza per materia” e rinviato alla Corte d’assise, che si occupa di reati sulla tratta del traffico di esseri umani. Nel nuovo processo sono confluiti gran parte di precedenti atti, e i documenti della Procura di Roma, che come Palermo, ha indagato sull’organizzazione di Mered.

“I nuovi elementi arrivano dal processo di Roma, la guardia costiera ha chiaramente individuato il vero trafficante, in più ci sono i verbali di Seifu Haile e quello della polizia olandese a Merhawi Yehdego Mered, fratello di Mered – aggiunge l’avvocato Calantropo –, sono verbali dirimenti, perché intervengono in un’epoca antecedente all’arresto del mio cliente”. L’indagine condotta dal sostituto procuratore Carlo Lasperanza si è avvalsa del collaboratore di giustizia eritreo Seifu Haile, estradato dalla Svezia e oggi detenuto a Rebibbia con l’accusa di traffico di esseri umani.

La sua attendibilità, scrivono i pm, è data dal fatto di aver “lavorato in Libia” per Mered, “coabitando nella medesima casa” nel “periodo in cui venivano eseguire le indagini”. Altro elemento è l’intercettazione telefonica del luglio 2014, in cui Seifu conferma al suo interlocutore che Mered è l’uomo nella foto “con i capelli lunghi e un po’ stempiato”, e che “indossa anche una catenina con una grossa croce”. Chiaro riferimento allo scatto acquisito dal profilo Facebook del trafficante in fase d’indagine, e usata anche dalla Procura di Palermo. “Mered è forse l’unico che si può permettere di andare in giro con un crocifisso al collo – racconta Seifu ai pm romani –, lui è cristiano”.

Una seconda conferma arriva da Merhawi, fratello del trafficante, e rifugiato in Olanda, che in merito alla foto dell’uomo con il crocifisso ha spiegato: “Si quello è mio fratello”. In udienza sarà ascoltato, una seconda volta, il vicequestore aggiunto di Palermo Carmine Mosca, presente a Khartoum nel corso dell’estradizione, e che al precedente processo aveva espresso “delle perplessità” e “dei dubbi sull’identità dell’imputato”, perché “rispetto alla foto la persona consegnata (dal- le autorità sudanesi, ndr) non aveva quelle fattezze”.

“CERCHERÒ di accelerare la definizione di questo processo – conclude Calantropo –, perché è dentro un innocente; è giusto che questo ragazzo esca dal carcere il prima possibile”.

** Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano (pag. 12), giovedì 5 ottobre 2017 **

Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento.
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
Saul Caia

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Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento. Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.

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