Audizione Procuratore Salvi: “A Catania i boss sono imprenditori”

Giovanni SalviLo scorso 7 luglio il magistrato Giovanni Salvi, ex procuratore di capo di Catania oggi trasferito a Roma, è stato ascoltato dalla commissione parlamentare antimafia presieduta dall’on. Rosy Bindi.

Desidero però far emergere un passaggio chiave dell’audizione, quando il procuratore Salvi ha spiegato ai membri presenti la differenza tra la mafia palermitana e quella catanese, evidenziando anche un passo molto importante sull’antimafia e le commemorazioni delle Stragi.

“Catania è stato, negli anni, un laboratorio di nuove forme di criminalità organizzata. Non c’è niente da fare. L’aveva capito Carlo Alberto Dalla Chiesa in quella famosissima intervista dell’agosto del 1982, quando disse che era finita la concentrazione geografica di cosa nostra. «C’è una ragione per la quale Catania va alla conquista di Palermo»; questa è proprio la frase testuale se non ricordo male di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Se i «quattro cavalieri dell’Apocalisse», che poi saranno la causa della morte di Fava, possono lavorare a Palermo, questo avrà una ragione. Ecco, questa spiegazione la vedete se fate anche un ragionamento sulla differenza tra cosa nostra palermitana e cosa nostra catanese.

In cosa nostra palermitana il vero terzo livello è Totò Riina; sono i villani, la parte brutale e armata. Poi ci sono intorno gli imprenditori, i politici e tante altre cose, ma i capi di cosa nostra palermitana sono i mafiosi «con la coppola». A Catania i capi di cosa nostra non sono gli imprenditori collusi o che chiamiamo mafiosi, ma sono imprenditori. Sono i Santapaola, i Mangion, gli Ercolano. Questo avrà un significato. Questa non è una cosa nostra più debole. Santapaola uccide o fa uccidere. Alfio Ferlito viene ucciso a Palermo insieme a tre carabinieri di scorta a Palermo, ma il mandato viene da Catania, quindi non fatevi ingannare. È una mafia imprenditrice, ma spara.

Adesso ci ritroviamo tutto questo con una maggiore difficoltà di distinguere il bianco dal nero, con una zona grigia più vasta. Questo a me preoccupa moltissimo, come ho segnalato alla Commissione con una nota di qualche giorno fa. Non posso negare di essere rimasto molto turbato, proprio per questa difficoltà che mi è sembrata il segno di una incapacità di comprendere cosa nostra catanese, quando a Militello Val di Catania, alla presenza del presidente della Commissione antimafia regionale (on. Nello Musumeci, ndr.), di un parlamentare del PD (on. Giovanni Burtone, ndr.) e del presidente della Camera penale di Catania (avv. Enrico Trantino, ndr.), che è anche il figlio del difensore di Mario Giuseppe Scinardo, ho visto che Falcone è stato commemorato dal figlio di Mario Giuseppe Scinardo, condannato in primo grado a dodici anni come esponente di cosa nostra e a cui vengono espropriati e confiscati beni che oggi sono destinati alla caserma dei Carabinieri.

Questa è la differenza. Noi confischiamo i beni a Mario Giuseppe Scinardo, che è un imprenditore, per destinarli poi a caserma dei Carabinieri, e il figlio di Scinardo, che ci ha definiti i mafiosi dell’antimafia, viene chiamato a commemorare Falcone. Sapete perché è stato condannato Mario Giuseppe Scinardo? Tra gli elementi di prova, vi sono quelli che ha ospitato, nelle sue tenute ora sequestrate e confiscate, appartenenti alla famiglia Rampulla. Vi ricordo che Rampulla Pietro è esecutore materiale della strage di Capaci

Ecco, questo non lo posso accettare e non lo posso tollerare. Non lo posso accettare e non lo posso tollerare perché significa che non si è capito che cos’è la mafia catanese. Sono molto contento che a Militello Val di Catania degli immobili confiscati a Scinardo saranno destinati a caserma dei Carabinieri. Spero che lì l’anno prossimo si farà una diversa commemorazione di Giovanni Falcone. Perdonatemi per l’emozione, ma è una cosa che, francamente, dopo quattro anni a Catania non mi aspettavo di dover vedere”.

Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento.
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento. Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.

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