Caso pomodoro Pachino, risponde il Ministero

La polemica ha avuto origine da un video pubblicato dal fattoquotidiano.it dove alcuni agricoltori di pomodoro, in crisi per l’abbassamento dei prezzi e segnalavano la presenza in un supermercato locale del “pomodoro datterino quart”, provenienza Camerun, categoria II. Quelle etichette sarebbero state modificate. Gli agricoltori, in ogni caso, puntavano il dito sui trattati siglati dall’Unione Europea con i paesi del Nord Africa, a partire da quello del 1996 con il Marocco, che prevedono “misure di liberalizzazione reciproche per i prodotti agricoli” e “per i prodotti agricoli trasformati”.

“Non ci sono state importazioni di pomodoro dal Camerun”. Lo sostiene in una nota il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, citando un certificato dell’Agenzia delle dogane di quattro pagine relativo al “Interscambio commerciale in valore Italia-Camerun per SH4 – Gennaio-Ottobre 2017”. Secondo il rapporto, l’Italia non avrebbe importato dal paese africano “pomodori, preparati o conservati (ma non nell’aceto o acido acetico)”.

La polemica ha avuto origine da un video pubblicato dal fattoquotidiano.it, girato lo scorso 31 gennaio a Pachino, dove alcuni agricoltori di pomodoro, in crisi per l’abbassamento dei prezzi di vendita dei loro prodotti, avevano deciso di non raccoglierli e ci segnalavano la presenza in un supermercato locale del “pomodoro datterino quart”. Sulle etichette era scritto: provenienza Camerun, categoria II, data di registrazione del 26 gennaio e prezzo di 1 euro e 39 centesimi al chilo.

“Ci sono delle piante innestate che costano 1 euro – spiegava Sebastiano Cinnirella, uno degli agricoltori intervistati -, produrre un chilo di pomodoro mi costa un euro, tra l’acquisto della piantina e i costi della plastica, dei gancetti, delle tasse, degli operai che devono raccoglierlo e poi trasportarlo”. Il prezzo del ciliegino è sceso a circa 50-60 centesimi al kg, mentre il pomodoro da insalata si aggira sui  30 centesimi al chilo.

Lo scatto del pomodoro camerunense finisce sul quotidiano La Sicilia, e diventa subito polemica. Nel giro di poche ore intervengono i politici locali, poi l’assessore all’agricoltura regionale Edy Bandiera e infine il deputato europeo pentastellato Ignazio Corrao. Nel frattempo l’etichetta incriminata viene modificata a penna, come dimostra un servizio del 4 febbraio, realizzato da Mediaset. Qualche giorno dopo è un dipendente dello stesso supermercato a spiegare al giornalista di La7, a telecamera nascosta, perché c’è stato il cambio: “Il prodotto è sempre quello, abbiamo fatto una modifica al computer”.

Adesso, però, arriva il ministero a precisare che l’Italia non avrebbe mai importato pomodori dal Camerun. Una replica che esclude il Camerun dagli importatori di pomodoro nel nostro Paese, dove l’ortaggio rosso arriva comunque da altri Paesi africani. Questo grazie ai trattati siglati dall’Unione Europea con i paesi del Nord Africa, a partire da quello del 1996 con il Marocco, che prevedono “misure di liberalizzazione reciproche per i prodotti agricoli” e “per i prodotti agricoli trasformati”. Insomma: non arriveranno dal Camerun, ma la crisi degli agricoltori rimane. “Anche se quel pomodoro non arriva dal Camerun, il problema rimane uguale. Il Governo sta nascondendo il fallimento della politica di controllo dei prodotti – Chi vende in Italia a 1.39 euro il datterino? Quello è un datterino sottocosto. Come si fa a venderlo a quel prezzo se solo per produrlo serve almeno un euro?”, dice infatti l’eurodeputato del M5s Ignazio Corrao.
Ilfattoquotidiano.it ha fatto un giro di alcuni supermercati in cui era stato esposto lo stesso prodotto, per capire se ci sia stato un errore nella compilazione del tagliando oppure una vera e propria manomissione. Cercando nel bancone della frutta e verdura, troviamo la stessa merce: “Sicilia-Italia”, categoria II. Il prezzo e l’intestazione sono gli stessi: “pomodoro datterino-quart 1,39 euro al kg”. “Noi non cambiamo niente – ci spiega il responsabile di uno dei due supermercati -, stampiamo direttamente la bolla d’accompagnamento come arriva”. Quindi gli chiediamo se sia possibile un errore simile. “No, non credo sia possibile”.

“È già successo con le arance del Marocco, le olive della Tunisia, le patate dell’Egitto e così via, è un sistema globale e rientra tutto nel fenomeno del mancato controllo delle rotte concorrenziali – spiega a ilfattoquotidiano.it Biagio Bonfiglio, direttore di Confagricoltura Siracusa -, secondo noi il problema vero riguarda la sfera sanitaria in queste importazioni, perché noi siamo certi dei nostri prodotti, perché siamo super-controllati, ci atteniamo alle regole comunitarie, però gli altri paesi certamente no”.

** Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano.it, 16 febbraio 2018 **

** Foto copertina: serra di pomodori a Pachino (© SaulCaia.it) **

Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento.
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
Saul Caia

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Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento. Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.

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