Il vento della discordia su RE Le Inchieste

Eolico Re InchiestaLa nuova frontiera dell’energia eolica è offshore. Come già avviene in gran parte d’Europa, anche molte aziende italiane ed internazionale hanno sviluppato progetti che interessano la realizzazione di parchi nelle coste del Bel Paese.

In questa inchiesta, realizzata insieme ai colleghi Rosario Sardella e Luca Verducci, e pubblicata da RE Le Inchieste, vi mostriamo i progetti di Gela (Sicilia) e Manfredonia (Puglia) e il loro possibile impatto con l’ambiente.

In Italia non c’è pace per l’eolico, si litiga anche per le pale offshore

Un impianto da 38 aerogeneratori a 4 chilometri dalla costa del Golfo di Gela. È il progetto a cui si oppongono il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, e comitati ambientalisti. Anche il ministero dei Beni Culturali si era dichiarato contrario. Ed è partito il ricorso al Tar.

PALERMO – “Abbiamo già dato. Troppe montagne, troppe vallate, troppe spiagge; la Sicilia ha avuto un danno incredibile da questo genere di istallazioni e non ne vuole altre”. Il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, è chiaro. Si pronuncia così dinnanzi l’eventualità di costruire nuovi parchi eolici offshore nell’isola che già comprende 82 impianti a terra e ha visto crescere un business del vento che però ha attirato, come mostrato da numerose inchieste giudiziarie, anche l’interesse delle mafie. Eppure in cantiere ci sono nuovi progetti di eolico offshore che interessano proprio il territorio siciliano, tra questi quello della società spezzina Mediterranean Wind Offshore per un parco da 38 pali nel Golfo di Gela. Il governo ha detto sì, ma le Province di Agrigento e Caltanissetta hanno fatto ricorso al Tar.

Il progetto prevede un investimento di 150 milioni di euro, ogni singolo aerogeneratore avrà un’altezza massima di 135 metri e sarà posto a circa 4 chilometri dalla costa, unico parco in Europa a una tale distanza dalla riva. La scelta strategica del luogo, si legge nella relazione della società depositata al ministero dell’Ambiente, è dovuta al basso livello dei fondali, che a 2 miglia dalla costa è di circa 50 metri, e alla velocità del vento in rapporto alla possibile produzione energetica. Gela è notoriamente legata allo stabilimento petrolchimico dell’Eni, uno dei più grandi e importanti d’Italia, che da oltre quaranta anni è stato la principale fonte di occupazione del territorio. Proprio per la presenza delle piattaforme petrolifere offshore Perla e Prezioso legate allo stabilimento petrolchimico e al metanodotto Gela/Libia, il colosso dell’energia e la capitaneria di porto avevano inizialmente bocciato il primo progetto della società spezzina che contava una centrale eolica da 113 pali, poi ridotto a 38.

La Mediterranean Wind Offshore Srl è costituita dalla Holding di Partecipazione per l’Ambiente (HdPA Srl) di Augusta e dalla Termomeccanica Ecologia Spa, che detiene il controllo del pacchetto societario. Quest’ultima è a sua volta una costola dal gruppo spezzino Termomeccanica Spa, che opera nel settore del ciclo dei rifiuti e delle energie rinnovabili. Sono diverse le imprese e società che costituiscono la TM, ma la maggioranza azionaria è in mano al gruppo bancario Intesa Sanpaolo, amministrata fino al 2011 da Corrado Passera, poi diventato ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture sotto il governo Monti. “Chi fosse Corrado Passera e cosa rappresentasse per Intesa Sanpaolo è notorio”, dice Salvatore Licata del coordinamento No Peos (No Pale Eoliche OffShore) di Licata. “Potrebbe non essere un caso che il parco riceva un’accelerazione notevole nel 2012 durante il Governo Monti”. Un sospetto respinto al mittente: dall’entourage dell’ex ministro fanno sapere che è solo una “coincidenza di date e non c’è assolutamente nessun genere di conflitto d’interesse”; mentre Riccardo Statini presidente di Mediterranean Wind Offshore, contattato ripetutamente per una replica, ha preferito non rilasciare telefonicamente nessuna risposta alle nostre domande, così come la dottoressa Valeria Coco. Biologa di professione, è stata incaricata dalla Mediterranean di effettuare lo studio d’impatto sull’avifauna. Questo studio è stato considerato valido dal ministero dell’Ambiente nosostante la relazione eseguita da un gruppo di ornitologi per i siti Natura 2000, commissionato dalla Regione Sicilia.

Le centrali eoliche offshore hanno un percorso approvativo di competenza nazionale. Prima tappa è lo studio d’impatto ambientale (Sia) a carico del privato, con il quale si evidenziano caratteristiche del progetto, delle coste, dei fondali marini, possibili impatti sull’ecosistema, sull’avifauna e sulle attività antropiche. In un secondo stadio il ministero dell’Ambiente ha il compito di verificare il Sia del privato o incrociare i dati con quelli già in possesso. L’autorizzazione unica è il documento finale che consente l’inizio dei lavori per la realizzazione delle stazioni eoliche offshore. In fase di conferenza dei servizi, i pareri centrali nella valutazione finale del progetto sono quelli del ministero dell’Ambiente e Beni Culturali. Qualora i pareri dei dicasteri siano contrapposti, la decisione finale spetta al Consiglio dei Ministri, come è avvenuto nel caso del parco eolico offshore nel Golfo di Gela. Una volta autorizzato il progetto, l’opera viene definita di “pubblica utilità”. Quindi ai fini della realizzazione delle offshore wind farm sono consentiti espropri di terreni o beni, principalmente per le opere a terra (cavidotti, sottostazioni), infrastrutture a loro volta collegate alla centrale eolica marina. Per le opere a terra è fondamentale l’autorizzazione dei Comuni che hanno voce in materia urbanistica. Il coordinamento No Peos che raccoglie diverse associazioni e comitati tra Gela e Licata, ha evidenziato il conflitto tra il parco eolico e le numerose zone di pregio naturalistico presenti nell’area. L’intero Golfo di Gela è considerato di rilevante importanza per le migrazioni di molte specie di uccelli provenienti dall’Africa verso il Nord Europa. Diversi Enti interpellati per esprimere il loro parere sul progetto, dal ministero Beni Culturali alla Regione Sicilia, passando per la soprintendenza Beni Culturali di Caltanissetta e i Comuni di Agrigento, Gela e Licata, si sono dichiarati contrari alla realizzazione del parco eolico in quanto “in contrasto con la pianificazione locale orientata verso lo sviluppo del territorio nel settore turistico” e perché “non risulta conciliabile con la promozione e valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche”.

Il ministero dell’Ambiente nel 2009 ha approvato la Via (Valutazione di impatto ambientale), puntualizzando che “la Commissione ha ritenuto l’impatto del progetto sull’ecosistema accettabile, in particolare per la valenza che le fonti rinnovabili di energia hanno nel ridurre le emissioni di anidride carbonica, il gas accusato di scaldare il clima, e di inquinanti dannosi per l’ambiente, come indicato dalle politiche europee e italiane”. Il 27 settembre 2012 il ministro dell’Ambiente Corrado Clini riconfermava la Via rigettando i pareri e le analisi della Regione Sicilia. Le province di Cltanissetta e Agrigento con i comitati “No Peos” locali hanno fatto ricorso contro la realizzazione del progetto. Sperano di emulare il caso di Termoli, dove prima il Tar e poi il Consiglio di Stato hanno bocciato il progetto dell’azienda milanese Effeventi Srl, pronta a realizzare lungo il litorale abruzzese-molisano, un parco eolico da 53 turbine a 8 chilometri dalla costa. “Trovo davvero allucinante che a livello nazionale si sia potuto dare l’avallo a questo progetto, e pone un problema di democrazia rispetto alla possibilità dei territori e della Regione di programmare le proprie risorse”, conclude il governatore Rosario Crocetta.

** Articolo e video pubblicati su RE LE INCHIESTE, 21 gennaio 2014 ** 

2^ parte

L’allarme dei pescatori: “Non tocchiamo il mare. Ci è rimasta solo questa speranza”

Nella zona tra Sant’Agata di Puglia e Foggia si contano già più di 2000 pale. Ora due progetti in cantiere ne prevedono altre 150 in mezzo al golfo di Manfredonia. I lavoratori delle barche sono preoccupati e si è mosso anche l’arcivescovo. Tra le associazioni ambientaliste c’è una spaccatura: da una parte quelle che vedono nelle rinnovabili pulite una fonte di speculazione, dall’altra Legambiente che appoggia l’offshore ma pone il problema di una regolamentazione più chiara.

MANFREDONIA – “Se la Puglia già produce tanta di quella energia alternativa, perché mettere le pale proprio in mezzo al mare? Non tocchiamo il mare, c’è rimasta soltanto questa speranza. Qui lavorano annualmente centinaia di persone, cosa porterebbe un parco eolico in termini di occupazione? “. Luigi Marinaro, 56 anni, pescatore dal 1970, è contro l’installazione delle pale eoliche nel Golfo di Manfredonia. È convinto che una volta issate le pale, non sarà più possibile praticare la pesca, unica attività economica da queste parti. E così tanti altri pescatori, gente che ha legato la propria vita a questa attività e che vedrebbe sottratti i propri spazi di pesca, visto che le centrali eoliche ricadrebbero fra le 4 e 6 miglia nautiche, la zona dedicata alla piccola pesca locale. “Il Golfo di Manfredonia è un golfo di riproduzione”, spiega Antonio Verrecchia, 52 anni, pescatore da più di quaranta anni. “Si riproducono qui una vasta quantità di specie: il rossetto, il bianchetto, le seppie, polpi e molluschi. Ci stanno derubando di questa ricchezza un po’ alla volta”.

Dopo aver modificato l’identità del paesaggio pugliese – solo nell’area compresa tra Sant’Agata di Puglia e Foggia si contano più di duemila pale – la nuova frontiera si sposta sul mare. Nel Golfo di Manfredonia sono in cantiere due progetti che prevedono la realizzazione di centrali eoliche offshore, a poca distanza l’una dall’altra. Opere che verranno realizzate rispettivamente dalla Trevi Energy, del gruppo romagnolo Trevi Spa e dalla Parco Eolico Marino Gargano Sud Srl con sede a Torremaggiore in provincia di Foggia, collegato con il gruppo tedesco WPD Energy specializzato nello sviluppo di centrali eoliche.

Il parco eolico della Trevi prevede l’installazione di 65 aerogeneratori su una superficie di circa 30 chilometri quadrati mentre il progetto della WPD conta l’installazione di 85 pale eoliche e si estenderà su un’area di 72 chilometri quadrati. Le due centrali eoliche andrebbero a occupare lo specchio d’acqua compreso tra i comuni di Mattinata e Margherita di Savoia. Attualmente i due progetti sono al vaglio del ministero dell’Ambiente, che dovrà analizzare gli studi di impatto ambientale presentati dai due privati.

“Il paesaggio”, secondo Enzo Cripezzi della Lipu-Birdlife Italia “è l’unico elemento che i cinesi non potranno mai copiarci e forma uno degli elementi centrali su cui si basa l’offerta turistica. Consegnare anche i mari e le coste pugliesi sarebbe la perdita definitiva dell’identità del nostro territorio”. Secondo il Coordinamento associazioni di Capitanata (che conta la presenza di 52 associazioni tra cui Italia Nostra, Legambiente sezione Manfredonia, Lipu-Birdlife) la penisola italiana e in particolare il Golfo di Manfredonia presentano delle peculiarità orografiche diverse dalle coste del Nord Europa, ambienti che non consentirebbero l’installazione di parchi eolici offshore. Una posizione sposata anche dall’arcivescovo Michele Castoro che rimarca, al giornale online Statoquotidiano.it, come i due progetti di centrali eoliche nel Golfo di Manfredonia non porterebbero alcun beneficio in termini occupazionali: “Lo sviluppo economico non può giustificare scelte non rispettose dell’ambiente e della volontà delle popolazioni locali. Il nostro Golfo e la storia della nostra città, con le sue bellezze naturali, chiedono attività economiche coerenti e compatibili con la loro identità. Ogni iniziativa incompatibile con la vocazione naturale di questo territorio dovrebbe essere bandita”.

Nella relazione tecnica della Trevi Energy si precisa che sarà possibile pescare fra le pale eoliche, grazie all’installazione di reti e barriere artificiali. Ma si tratta di un tipo di pesca legata ai molluschi, alle cozze, che porterà l’impiego di poche unità, a fronte di una perdita stimata intorno ai 500-700 pescatori della piccola pesca locale. Se si fermeranno i motori dei pescherecci locali, anche l’indotto legato alla pesca subirà conseguenze. I maestri d’ascia, gli artigiani del legno, tradizione che si tramanda nella cultura italiana, vedrebbero sparire il proprio lavoro che trova libertà d’espressione nei tre cantieri navali rimasti in attività nel porto di Manfredonia.

“Siamo ostaggio delle lobby delle rinnovabili”, afferma Giuseppina Cutolo, rappresentante di Italia Nostra Foggia e consigliere comunale Pd a Sant’Agata di Puglia. Qui l’impatto dell’eolico onshore è stato così evidente da modificare la fruizione estetica del paesaggio pugliese. Così tanto da accendere i riflettori della procura di Foggia che dal 2009 indaga sugli illeciti che coinvolgono il Comune di Sant’Agata e alcuni privati tra cui la Api Holding e Ser del gruppo Api. L’operazione Turbines Walking mette sotto accusa per abuso d’ufficio, falso ideologico, abusi edilizi e paesaggistici diversi funzionari comunali, regionali e il sindaco di Sant’Agata. Un processo in cui Giuseppina Cutolo e la Regione Puglia si sono costituiti parte civile.

Di parere nettamente contrario a chi si oppone alla realizzazione dei parchi eolici offshore è Legambiente. Per la più grande associazione ambientalista in Italia, l’eolico non è un problema, semmai una risorsa perfettamente compatibile con il territorio, un modello di sviluppo che ha visto una forte crescita dal 2000 a oggi. Secondo Edoardo Zanchini, vicepresidente e responsabile energie di Legambiente: “Questo paese negli ultimi anni ha visto una crescita importantissima nelle rinnovabili, siamo arrivati oltre il 30% di energia prodotta da fonti rinnovabili ed eravamo al 16 solo sette anni fa, il che vuol dire che le ‘pulite’ funzionano. Grazie a questa fonte rinnovabile possiamo ridurre l’importazione di carbone e petrolio, il principale fattore che gonfia le nostre bollette, fra le più care d’Europa. Bisogna continuare in questa direzione evitando gli errori commessi. Da noi, è mancata una regolarizzazione a livello normativo che riguarda gli impianti e i progetti in fase di valutazione”, afferma Edorardo Zanchini. “Quindi abbiamo avuto il caos. Ancora più evidente nel settore dell’eolico offshore dove a livello ministeriale non si sono stabile delle regole certe. Questo ha portato molte preoccupazioni da parte dei cittadini che spesso non vengono informati sui progetti e conflitti tra ministeri e Regioni. A Manfredonia sono stati presentati addirittura quattro progetti di eolico offshore. Dobbiamo fare come la Francia o la Spagna dove si fissano regole certe stabilendo se e dove l’eolico offshore si possa fare. In Italia invece si sprecano soldi e si allontanano investimenti privati. Francamente che a Manfredonia qualcuno non vada al mare perché ci sono impianti eolici offshore è da vedere, probabilmente non ci va perché a Manfredonia sono 30 anni che si aspetta la bonifica di uno dei suoli più inquinati d’Italia e comunque in tutto il Gargano sono stati fatti degli scempi ben più rilevanti dell’eolico”, ribadisce Zanchini.

Intanto nel mese di settembre alla Camera è stata discussa, presente il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, l’interrogazione parlamentare riguardo i progetti della WPD Italia e della Trevi Energy attualmente in fase di valutazione, presentata da due deputati pugliesi del Movimento 5 Stelle: Francesco Cariello e Giuseppe L’Abbate.

** Articolo e video pubblicati su RE LE INCHIESTE, 21 gennaio 2014 **

 

-> Guarda la mappa dei principali progetti in Italia in via di approvazione dal Ministero dell’Ambiente <-

Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento.
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento. Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.

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