Il mondo guarda Lampedusa

“Fleeing North Africa and Landing in an Italian Limbo” (‘Fuggendo dal Nord Africa e approdando in un limbo italiano’) è il titolo dell’articolo del New York Times che racconta come un reportage le vicende che si susseguono in Italia. La prima tappa è quella di Manduria, nella regione Puglia, dove è stato allestito “una tendopoli improvvisata” per accogliere 1300 immigrati provenienti da Lampedusa. Quando qualcuno scappa e salta la rete, spiega il giornalista del quotidiano americano, la polizia non può fermarli, “Oh, lasciarli andare” dice un funzionario in borghese in piedi nei pressi del cancello del campo, il giornalista chiede: “Non fate nulla?”, e un commissario straordinario per l’emergenza immigrazione risponde: “Che cosa dobbiamo fare? Dovremmo sparargli?”

L’analisi del Times è a dir poco infallibile: “Il centro della Puglia è un esempio dei problemi logistici che l’Italia e l’Europa devono affrontare mentre si preparano a ricevere i migliaia di immigrati in fuga dal Nord Africa. Per alcuni italiani – aggiunge il giornalista – la tendopoli è tanto una dichiarazione politica quanto una realtà umanitaria, il prodotto di una volontà del governo di centro-destra di dimostrazione che la situazione immigrazione è diventata un emergenza e che richiede una risposta europea coordinata. Se le autorità volevano drammatizzare il problema, dicono alcuni, quale modo migliore che con le fotografie di immigrati fuga dalle zone affollate di partecipazione. Altri vedono il campo come merce di scambio in una situazione di stallo diplomatico tra l’Italia e la Francia, ex potenza coloniale in Tunisia e il luogo in cui la maggior parte dei tunisini dicono di voler andare”.

Eppure l’enorme campo di tende blu appena deposte sulla ghiaia sembra da una parte “mostrare la potenza dello stato italiano, ma dall’altra far emergere tutte le sue lacune. Il campo è una terra di nessuno. Nessuno sembra saper bene lo status dei nuovi arrivati: sono immigrati clandestini, rifugiati o richiedenti asilo? L’incertezza rende quasi impossibile per le autorità italiane a procedere per l’eventuale rimpatrio o per l’arresto”.

Il Washington Post invece spiega che “Italy ships over 2,000 migrants to detention camps on mainland, continues to call for EU help”, cioé ‘Le navi italiane trasportano sui campi nella terra ferma 2000 immigrati, continuando a chiedere aiuto all’Europa’. Oltre a parlare della situazione dell’isola di Lampedusa, il quotidiano americano volge lo sguardo sulle “preoccupazioni relative ai minori, che secondo un rappresentante di Save the Children sull’isola, Filippo Ungaro, sarebbero circa 350. Ai sensi delle convenzioni internazionali, i minori non possono essere espulsi e dovrebbe essere messi in temporanee case-famiglia”.

Molto più duro è il quotidiano inglese The Telegraph, che titola “Squalor and despair on Lampedusa”, ovvero ‘Squallore e disperazione a Lampedusa’. Il giornalista racconta dei tunisini “accovacciati vicino a piccoli fuochi che si coprono con quello che trovano. Sembra essere solo l’inizio di quello che rischia di diventare un enorme esodo di migranti disperati che fuggono dalle turbolenze del Nord Africa”.

Il quotidiano inglese riporta numerose testimonianze dirette: “È molto freddo di notte e dobbiamo indossare tutti i nostri vestiti per ripararci”, ha detto Jifani Becem, 22 anni, un agricoltore, che come tutti i migranti pagato circa 1.000 euro a scafisti a portarlo dalla costa tunisina a Lampedusa. “Non abbiamo soldi e niente sigarette. Vogliamo solo raggiungere la Francia per trovare lavoro.” Mentre Abed El Kamel, 25 anni, dalla città tunisina di Sidi Bou Zid spiega: “L’Europa continua a parlare di libertà e dignità e la rimozione dei regimi in Libia e Tunisia, ma dove è la libertà qui? Stiamo vivendo come animali”. Alcuni dei giovani si sono riparati in delle rovine militari risalenti alla Seconda Guerra Mondiale – spiega il giornalista – mentre altri vivono sotto teloni stracciati infilate tra le palme e le barche da pesca rovesciate”.

Non manca la testimonianza dei lampedusani: “Di solito questo è un posto tranquillo, ma abbiamo dovuto iniziare le nostre porte di chiusura e prendendo le chiavi dalla nostra auto”. “Abbiamo paura per le nostre mogli, perché dobbiamo andare a mare tutto il giorno e si ritrovano da soli. Perché questa piccola isola sono disposto a farsi carico di tutta l’Italia? Non è giusto”.

Le Monde scrive che sull’isola di Lampedusa si vive una “coabitazione insostenibile”, dove fino a pochi mesi fa abitavano solo 5000 anime, oggi è invasa da una quantità innumerevole di tunisini. “L’Italie prévoit d’évacuer de Lampedusa des milliers de migrants”, cioé ‘L’Italia progetta di evacuare migliaia di migranti da Lampedusa’, titola il quotidiano francese il quale ammette che l’obiettivo principe del Governo italiano è quello di “evacuare i migranti, in gran parte dalla Tunisia, stipati in condizioni deplorevoli sulla piccola isola, in modo da porre fine alla crisi sanitaria e le tensioni con la popolazione locale”.

Ma non sfugge del sarcasmo anche nei confronti del Premier e delle sue promesse ai lampedusani, il giornalista del Le Monde aggiunge che “Silvio Berlusconi ha comprato una casa quasi per stringere un accordo con gli isolani, in modo da dare una forte conferma alla sue promesse. Quelle di garantire sempre una grande nave a Lampedusa per consentire l’evacuazione dei potenziali nuovi immigrati, e aiutare a pulire l’isola con le forze dell’ordine, assicurando la costruzione di infrastrutture per agevolare la prossima stagione turistica”.

L’autorevole quotidiano britannico, The guardian, segnala l’attacco dell’Italia nei confronti della Francia. “Italy hits out at neighbours over north African migrant influx”, letteralmente ‘L’Italia attacca i vicini di non reagire dinanzi all’afflusso migratorio dal Nord Africa’, è un chiaro riferimento al blocco organizzato dai cugini transalpini per impedire il passaggio della frontiera da parte dei tunisini. Lo stesso giornalista inglese spiega che negli ultimi giorni circa 500 migranti magrebini hanno provavo ad oltrepassare il fronte ma sono stati bloccati a Ventimiglia dalle autorità Francesi. Il controllo della polizia transalpina è intransigente, tanto da perquisire treni e automobili. Alcuni, aggiunge il Guardian, hanno cercato di percorrere il “passaggio della morte”, cioè un sentiero di montagna sul confine fra Italia e Francia, utilizzato durante il periodo fascista dagli italiani in fuga. Eppure anche in quel caso le autorità francesi sono riuscite a bloccare i clandestini.

Più pesante invece il responso di Miguel Mora, corrispondente per il quotidiano spagnolo El Pais. Nel suo articolo “Berlusconi fabrica la realidad en Lampedusa”, cioè ‘Berlusconi fabbrica la realtà a Lampedusa’, spiega che l’isola è stata “umiliata e sopraffatta da una situazione malsana perfettamente controllabile da un paese che è la settima potenza mondiale. Questa situazione è stata il paravento perfetto per Berlusconi, il quale è diventato nuovamente, come ha fatto nei suoi giorni con la spazzatura di Napoli e il terremoto L’Aquila, l’uomo della provvidenza, cioè nel politico che risolve i problemi della gente”. “Una messa in scena degna di un Caligola postmoderno padrone e signore del regime mediatico, nel quale l’unico scopo è apparire nel telegiornale della sera”.

Non sfugge nemmeno il retroscena dei preparativi all’incontro del Premier con i lampedusani. Miguel Mora aggiunge che “il sindaco di Lampedusa fece rimuovere gli striscioni di protesta (Ben Ali = Berlusconi) lasciando quelli favorevoli (“Silvio, pensaci tu”), ordinando all’esercito di rimuovere spazzatura, urine e feci che inondano l’isola per settimane. Vennero selezionate alcune donne di centrodestra che furono posizionate in prima fila davanti il palco. Berlusconi iniziò a promettere mari e monti con la sua inimitabile miscela di populismo, il dispotismo e fantasia che sa toccare i cuore degli italiani”.

[pubblicato per Catania Politica]

Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento.
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento. Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *